Se dovessimo consigliare, ad un viaggiatore, giunto in Sardegna, cosa vale veramente la pena di visitare, oltre alle spiagge, ai nuraghi, alle grotte, alle valli e le cime del supramonte, le chiese Romaniche sono sicuramente un appuntamento da non perdere.
Grazie al progetto “Itinera Romanica” la fruizione di questo patrimonio architettonico, sviluppatosi dal X al XIV secolo, è ora più semplice.
L’iniziativa voluta dal Comune di Santa Giusta come capofila, (dove si può visitare una fra le più belle Basiliche Romaniche), è stata finanziata dalla Comunità Europea tramite il progetto di cooperazione MARITTIMO IT-FR MARITTIME che coinvolge 25 Comuni, la Provincia di Pisa, la Provincia di Lucca e la Collectivité Territoriale de Corse.
Un gruppo di studiosi, di architetti e di appassionati, grazie all’iniziativa dell’allora Sindaco di S. Giusta, Antonello Figus, coordinati da Silvia M.R. Oppo, hanno fondato l’Associazione “Itinera Romanica” insieme con Maura Falchi, Claudio Falchi, Claudio Demartis e molti altri e hanno così promosso cinque itinerari turistico/culturali imperdibili.
In questo articolo vi accompagnamo nella visita di uno di questi, quello della Sardegna Nord Orientale e delle chiese di:
– Chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio
– Ex-Cattedrale di Nostra Signora di Castro
– Basilica della S.S. Trinità di Saccargia
– Chiesa di Santa Maria del Regno
Chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio
Lungo la strada che dal Logudoro conduce alla Gallura si trova Ozieri, bella cittadina nel cui territorio si trovano numerosi centri di interesse. Prima fra tutti merita una visita la maestosa chiesa intitolata a Sant’Antioco, ex cattedrale, in territorio comunale ma lontana dal centro urbano. Al XII secolo si riconduce la realizzazione dell’aula a tre navate scandite da arcate su colonne, dell’abside, orientata ad est, e del campanile a pianta quadrata addossato al fianco meridionale. Al XIII secolo risale la realizzazione di un portico su due piani, addossato alla facciata.
Nel territorio si ricorda anche l’odierna chiesa cattedrale che ospita una serie di pregevoli dipinti del XVI secolo e la chiesa intitolata a San Nicola, ai margini del paese, che presenta ancora parti ascrivibili al XII secolo.
Sant’Antioco
La tradizione narra che Antioco sia nato alla fine del I secolo d.C. in Mauritania, allora annessa all’Impero Romano, dalla madre Rosa e con un fratello, Platano, entrambi di religione cristiana.
Educato cristianamente, secondo quanto riporta una fonte del XVIII secolo (Vita, Invenzione e Miracoli del glorioso Martire Sant’Antioco detto volgarmente Sulcitano di padre Tommaso Napoli), Antioco compì studi di medicina, utilizzando le conoscenze apprese per fare del bene senza trarne alcun profitto. La voce delle sue azioni sarebbe giunta all’orecchio dell’imperatore Adriano, che si trovava in Africa.
Convocato al cospetto del sovrano e torturato con l’accusa di aver tramato contro l’impero, Antioco superò con coraggio ogni prova, venendo infine mandato in esilio. Giunto alle spiagge dell’isola di Sulcis, in Sardegna, fu qui abbandonato e morì in una grotta, mentre attendeva che guardie romane lo prelevassero per portarlo a Cagliari.
Nel luogo della sua morte è sorto il primo nucleo di uno dei complessi monumentali più importanti della Sardegna, Sant’Antioco di Sulci, che dal santo ha preso l’intitolazione. Al martire sulcitano è intitolata anche la splendida cattedrale romanica di Sant’Antioco di Bisarcio, in agro di Ozieri.
Ex-Cattedrale di Nostra Signora di Castro
Il territorio di Oschiri restituisce alcune chiese di piccole dimensioni, ma significative sia per i caratteri formali sia per la tecnica costruttiva con cui sono state realizzate. La più elaborata è quella intitolata a Nostra Signora di Castro, che sorge su una piccola altura dalla quale si domina la piana campestre del fiume Coghinas.
La chiesa, consacrata nella seconda metà del XII secolo, aveva funzione di cattedrale e si presenta mononavata, con abside a nordest e un portico di epoca successiva sul fianco settentrionale. Ancora una volta una chiesa romanica è inserita in uno splendido contesto paesaggistico, dove il monumento dialoga con la natura e viceversa.
Come arrivare
Dalla strada statale Sassari-Olbia, dopo il bivio per Ozieri, fatti alcuni chilometri, sulle colline dietro cui fanno da scenario i monti del Limbara, si staglia la Chiesa, circondata da mura e muretti che racchiudono i resti dell’antico centro. Il recinto murato ricorda il castrum romano, Lugdonec, anche se posto più sotto, avamposto fortificato dell’organizzazione territoriale dell’occupazione romana. Se invece si viene da Olbia, superato il bivio per Oschiri, bisogna prestare attenzione alla segnaletica, ben visibile prima di superare il piccolo passo che apre sul campo di Ozieri. Lasciata l’auto nell’ampio posteggio, si accede al piccolo complesso, costituito dalla chiesa romanica, le cumbessias, i resti di una larga scala, un edificio a due piani, detto la casa dei religiosi. Sulla sinistra, prima del cancello, si possono notare, murati, i resti di un betilo nuragico, che già ci dice come il sito sia stato di antichissima frequentazione. Solo a partire dal 1162 è documentata l’esistenza della diocesi di Castro, sicuramente però assai più antica. L’attuale chiesa Cattedrale “N.S. di Castro” è testimone superstite di lunghe vicende storiche, del modo di costruire romanico, dunque vero e proprio monumento da conservare e salvaguardare. S.E. Giuseppe Pittau, segretario della Congragazione per l’educazione cattolica, è oggi il vescovo titolare di Castro.
La Storia
Probabilmente già in epoca bizantina nei territori che possiamo identificare in quelli attuali di Monte Acuto e Goceano fu preposto un Vescovo per la gestione pastorale. La sede fu Castro, ampliamento di un importante castrum romano, a mezza via fra Olbia e Turris Libysonis, identificato in Lugdonec, menzionato nell’Itinerarium Antonini e di cui esistono ancora resti delle mura difensive. Solo però a partire dal secondo secolo del secondo millennio e precisamente nel 1162 – come attesta Mons. Francesco Amadu – l’esistenza della Diocesi di Castro e del suo Vescovo è documentata, nell’atto in cui Attone, frate camaldolese che resse la diocesi dal 1162 al 1176, consacrò la Chiesa di S. Maria di Aneleto e nel 1168 quella di S. Demetrio in Oschiri. Nel 1174, una Cronaca logudorese, conservata nell’archivio capitolare di Alghero, nel documentare la consacrazione della Chiesa di S. Antioco, menziona anche la consacrazione di altre chiese della Provincia Turritana, tra cui la cattedrale di Castro, da parte di un legato pontificio. La Chiesa Cattedrale di N.S. di Castro è senz’altro precedente, sia per i suoi caratteri stilistici e costruttivi, coevi alla Chiesa di Ardara, sia perché archetipo di chiese già consacrate ed esistenti prima di questa data. Come hanno scritto diversi autori, nell’atto di consacrazione della Chiesa della SS. Trinità di Saccargia, del 1116, figura un Vescovo di Castro, di cui non viene citato però il nome e già quasi mezzo secolo prima, come asserisce il Fara, risulta che Mariano I, giudice di Torres, abbia iniziato la costruzione della Chiesa Cattedrale di Castro. Papa Giulio II, nel 1503, con una bolla, soppresse la Diocesi che fu inglobata nella diocesi di Alghero. Da notare che Giulio II, papa discusso e temuto, protettore di Bramante, Michelangelo e Raffaello, fu eletto alla fine del 1503 e quindi quella bolla è uno dei primissimi atti (26 novembre 1503).
Basilica della S.S. Trinità di Saccargia XII sec.
In territorio di Codrongianos si trova una delle chiese romaniche più conosciute e affascinanti in Sardegna: l’abbazia dedicata alla Santissima Trinità di Saccargia. Di grande suggestione anche per il contesto paesaggistico nella quale è inserita, la chiesa è interamente realizzata con pietre calcaree chiare alternate a pietre vulcaniche scure.
Colpisce il rapporto del monumento con la vallata circostante e il suo lento disvelarsi per chi arrivi dalla S.S. 131. La chiesa si sviluppa secondo uno schema che prevede aula longitudinale, transetto e tre absidi. L’abside centrale ospita il noto ciclo pittorico della seconda metà del XII secolo.
Chiesa di Santa Maria del Regno
Ardara(Sassari)
La Chiesa
Santa Maria del Regno, a tre navate scandite da arcate su pilastri cilindrici e abside a nordest, è nell’abitato di Ardara, che occupa un pianoro a mezza altezza sulle pendici orientali del Montesanto. Secondo fonti del XIX secolo molte delle case furono costruite riutilizzando pietre lavorate tratte dalle rovine del castello giudicale, di cui oggi sono visibili le fondamenta. La chiesa di trova su uno sperone di roccia, con la parte absidale visibile dalla strada di accesso al paese. All’interno della Santa Maria del Regno spicca un bel dipinto su tavola del XV-XVI secolo, il Retablo maggiore di Ardara, che con i suoi 12 metri di altezza rappresenta il più grande retablo tardogotico in Sardegna.
Per ulteriori informazioni visita il sito http://www.itineraromanica.eu/
Testi tratti da www.itineraromanica.eu
Fotografie: Bruno Atzori