Presentazione evento:
“S’Urzu, sos Bardianos e su Maschinganna”
“S’ Urzu” è la vittima sacrificale del Carnevale di Ula Tirso ed è rappresentata da un uomo vestito di pelli, sormontato da una grossa testa di cinghiale. Sotto le pelli indossa sa Tzippa, un lungo pezzo di sughero che copre tutto il corpo per proteggersi dai colpi de “sos Bardianos” che inveiscono su di lui. Se sos Bardianos possono entrare nelle case, s’ Urzu invece viene lasciato sulla soglia della casa per attirare su di se tutte le presenze maligne.
Con le sue danze allontana le maledizioni e porta alla comunità benessere e fertilità. Quando “su Omadore” invita s’ Urzu a ballare, tutte le maschere iniziano a ballare intorno a lui. Anche se il loro significato primitivo si è in gran parte perduto, esse rappresentavano un tempo la passione e la morte di Dioniso, dio della natura che ogni anno moriva e rinasceva, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie.
La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano viene ridotta a semplice maschera carnevalesca. In questa forma è giunta sino al nostro secolo. (Fonte: Comune di Ula Tirso)
Un immersione fra maschere dei carnevali sardi il “Carrasegare Ulesu”
Per un fotografo, trovarsi a cospetto dei Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, i Boes e Merdules di Ottana, i suoni dei Tamburini e trombettieri “Sa Sartiglia” di Oristano, le maschere Su Bundhu di Orani, i Sennoreddu S’iscusorzu di Teti, Is Arestes e S’Urtzu Pretistu di Sorgono, i Maimones Murronarzos Intintos di Olzai, i Mamutzones Antigos di Samugheo e con sorpresa, le Maschere veneziane di CivitaMask, per poi tornare fra le maschere sarde di S’Ainu Orriadore di Scano di Montiferro e ammirare Sos Tumbarinos di Gavoi con i loro tamburi che fanno strada a Urthos e Buttudos di Fonni e per chiudere la sfilata S’Urtzu e sos Bardianos di Ula Tirso e S’Urtzigheddu di Ula Tirso è un occasione unica per fotografare maschere ancestrali, immersi in suoni e tradizioni antiche, fra odori di pelli e di cuoio, ma poi, arrivano anche i profumi dei “cannisones” pasta tipica di Ula, condita con sugo di carne, da gustare assolutamente accompagnati da i famosi vini del Mandrolisai. Non solo cultura ma anche enogastronomia, il connubio vincente per una giornata a Ula Tirso.
Bruno Atzori