Il primo fine settimana di Settembre, Cabras, il villaggio di San Salvatore di Sinis e tutta la penisola omonima celebrano la Corsa degli Scalzi, processione e festa religiosa e civile in onore di San Salvatore. Tra le più sentite di Oristano e della Sardegna centro-occidentale. Il nome Corsa degli Scalzi non è affatto casuale: la processione tra Cabras e San Salvatore (primo Sabato di Settembre) e ritorno (la Domenica seguente) è una rievocazione storico – religiosa della difesa della statua del Santo nel 1619 da parte degli “Scalzi” contro un’invasione dei Mori. Girare la sera per il borgo di San Salvatore è come andare indietro nel tempo, dove nei paesi della Sardegna, si viveva nelle strade, si chiaccherava e si prendeva il fresco. Le porte e le finestre erano aperte e non si temavano gli estranei, anzi chi bussava era ben accetto e veniva subito “cumbidadu” una vernaccina, un anicino e via alla prossima porta per salutare i vicini.
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Questo è capitato anche a me l’altro giorno, girando per San Salvatore, ogni porta una vernaccina o una birretta. Poi, nella piazza al centro del borgo, ogni sera, nella settimana della festa, un’evento trattiene i presenti, canti, balli musica etnica e recite. L’altra sera è stato proiettato il film “Le Favole iniziano a Cabras” è il racconto della Sardegna attraverso le parole dei suoi artisti e di personalità che dell’arte di vivere hanno fatto professione e scopo della loro vita. Il mare di Gaetano Mura, navigatore oceanico, le note di Paolo Fresu nel vento che scompiglia i pensieri, i versi e la voce di Lidia Murgia, le pietre sonore di Sciola e le stoffe di Marras, gli incredibili esperimenti vocali di Gavino Murgia. Sardegna porto e approdo, sintesi di vari luoghi che, come un ulivo millenario, è capace di radicarsi nella terra e stendere i rami verso cieli lontani: diario di viaggio di Raffaello Fusaro, un non sardo in una terra che brucia di passione e sentimento. Oggi è come un tempo, l’unica differenza, se fate attenzione, i visi delle persone sono illuminati, non delle candele ma dagli smartphone!!! Bruno Atzori